- DANNY WISE N.H. DESIGNER: LEGGENDARIO
DISCENDENTE DI UNA GLORIOSA STIRPE REGALE –
Un suggestivo excursus storico, attraverso i secoli, per risalire alle origini del celebre stilista, nobile esponente del casato svevo-normanno.
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Il suo famigerato nome, di “vetusta progenie”, rappresenta il connubio perfetto tra una sancita appartenenza ad una prestigiosa stirpe regale e la sua aristocratica essenza. A onor del vero, gli antenati dell’illustre stilista Danny Wise conducono, "per li rami", in primis alle mitiche figure storiche di Federico II, figlio dell'imperatore Enrico VI di Hohenstaufen e della madre Costanza d'Altavilla, figlia postuma di Ruggero lI e ultima erede legittima dei re normanni di Sicilia.
Un percorso a ritroso, di almeno otto secoli, è dunque fondamentale se si desidera risalire agli albori dinastici del celeberrimo designer, eccelso protagonista e singolare interprete della Storia della cultura e del costume, incoronato ad honorem "Imperatore dell'High Fashion", per gli alti meriti ricevuti nella sua brillante carriera artistica. In proposito, è bene sottolineare il senso assoluto del “Bello” e del “Sublime”, che aleggia nel suo magico universo creativo, intriso di mirabile incanto, a cui fa da cornice uno splendido scenario onirico e fiabesco, suadente e radioso, opulento ed esclusivo, unico e inimitabile.
Indubbiamente, quello di Danny Wise, è un primato di ampio respiro Internazionale, che ha lasciato un segno indelebile, attraversando i cinque continenti, fino al mitico red-carpet Hollywoodiano. Grazie alla sua magistrale sapienza artistica, alla devota ammirazione e al meritato riconoscimento per il suo prestigioso talento, il suo nome riecheggia nei salotti più colti e raffinati, nei musei più conosciuti e frequentati, nei luoghi più ambiti e ricercati… Nel suo animo sensibile ed empatico convivono, in sinergica armonia, le stupende creazioni “Extra-luxury” da lui firmate, insieme alla sua particolare “way of life”, totalmente avulsa dagli sterili schemi precostituiti, che rifugge dall’insano imbarbarimento e dalle vacue forme di banale opportunismo. Il suo più intimo segreto consiste nel trarre la propria “linfa vitale” da quel fascino irresistibile che egli stesso emana, attraverso il linguaggio forbito, il tono garbato, il portamento galante, le maniere cortesi… Speciali doti innate, che si aggiungono alla sua carismatica ed eclettica genialità creativa, elevandolo agli onori degli altari, come “Suprema Icona di Classe e di Stile”: un insigne imprimatùr, che già albeggiava, nei primi anni giovanili, tra le pagine delle copertine patinate, in qualità di “top-model”.
Un’altra delle citazioni più ricorrenti, che incarna fedelmente il suo spirito “innovatore” è quella di essere considerato “la mano più raffinata del terzo millennio", in quanto fautore di strabilianti creazioni, che trascendono i modelli stereotipati e le mode transeunte. Della sua straordinaria capacità interpretativa è stato scritto, con riferimento, non solo al peculiare tratto grafico, ma all’ispirazione magistrale, che spicca superba nei poliedrici bozzetti visionari di “Luxury Art-Draw”, per poi trasferirsi nell’encomiabile perfezione delle sue magnifiche opere d'arte, preziosissimi monili, “sine die”, di inestimabile valore.
Danny Wise, tuttora al culmine della sua strepitosa carriera, indiscussa “Leggenda Vivente” dell’Haute Couture, si distacca così dal pur ristretto Gotha dei più famosi couturières, proprio per la cocente vocazione al trionfo, quell'ardente passione verso la sua “Immaginifica Arte”, che amabilmente adora e domina, impugnando simbolicamente la matita,
come se fosse lo scettro del suo esclusivo Brand. Un traguardo vincente, conquistato con enorme impegno e virtuosa abnegazione: saldi principi ispiratori, i quali scaturiscono da un’indole assai determinata e volitiva , che nemmeno l'usura del tempo, potrà mai dissolvere né cancellare. Al contrario, tali presupposti avvalorano l'idea di trovarsi di fronte ad un predestinato senza rivali, ad uno “spirito eletto”, volto a lasciare un'impronta indelebile, nel panorama dello “Star-Sistem” mondiale. Egli, instancabile e sapiente “deus ex machina”, in nome del suo innato talento, è riuscito a scalare le vette più alte del successo, senza vantare lustro riflesso dai suoi regali predecessori, che appartenevano alla dinastia scaturita dall'incrocio svevo-normanno.
Tuttavia, risulta alquanto significativo, persino doveroso che lo stesso Danny Wise, abile e sagace “self-made-man”, sommo artefice di un nuovo linguaggio iconico-figurativo, destinato a divenire immortale, venga legittimamente riconosciuto come l'ultimo illustre discendente di una gloriosa famiglia imperiale, che ha raggiunto appunto il suo massimo splendore con Federico II, all'epoca menzionato “Stupor Mundi”: la meraviglia del mondo.
Incredibile! Chi avrebbe mai immaginato che l'appellativo militare latino, già riservato alla figura dell’audace Giulio Cesare e ai maggiori condottieri romani, sarebbe tornato alla ribalta, con rinnovato impeto, oltre mille anni dopo, nel Medioevo e attribuito proprio a Federico, per sottolinearne in vita le sue qualità eccezionali che "stupirono" i contemporanei e magari li turbarono. Un'epopea che si allarga alla "gran Costanza", al re Ruggero II, al byroniano Manfredi, per non dire del Barbarossa. Si pensi all'eco delle loro gesta, riprese in buona parte nella "Commedia" dantesca. Ebbene, dalla Normandia alle sponde della Trinacria, ne aveva percorsa di strada la coraggiosa progenie dell'impavido Tancrède, piccolo, grande signore di Hauteville-le-Guichard!
La comprovata discendenza da quella stirpe è stato ed è motivo d'infinito orgoglio, per il ramo materno del noto designer: appartenenza dell'imperatrice e retaggio confermati, altresì, dalla ricorrente frequenza del nome, tramandato nella famiglia, di generazione in generazione, fino a giungere alla madre di Danny Wise: Costanza Saveria Ginevra , battezzata come l’augusta genitrice di Federico e la nipote di questi, Costanza II. E, via via, si sono succedute tutte le altre: una catena ininterrotta, per testimoniare il prezioso filo rosso, che lega lo stilista di oggi all'imperatore del “Sacro Romano Impero”, il “monarca illuminato” che ha fondato l'Università di Napoli, fatto edificare castelli dalla struttura esoterica, portato al massimo splendore la “Scuola poetica siciliana”, emanato “le Constitutiones Melphitanae”, per citare solo alcune tappe di una biografia leggendaria, tra Mito e Storia.
Da questo nobile ceppo deriva Danny Wise, fiero figlio di un'Altavilla: superlativo genio creativo, che per costruire la sua Storia non si è affidato né al caso né al casato, ma più orgogliosamente all’antico precetto dell'uomo rinascimentale, per cui "quisque faber fortunae suae". Ossia, ognuno è artefice del proprio destino, investendo le pregnanti energie intellettive, intuitive, emozionali e collocandole in uno scenario fantasmagorico, quasi surreale, che si nutre profondamente di sentimento, passione, sensibilità, originalità, meraviglia, stupore…, considerando, invero, la regale discendenza unicamente come un plus-valore, non come un fattore pedissequo del proprio successo. In virtù di ciò, egli ha scolpito il suo prodigioso “fato” a chiare lettere, negli annali dello Stile e del Design del XXI secolo, soprattutto mediante l'invenzione, la definizione e l'esaltazione del concetto di Extra-Lusso, innestando un decisivo cambio di prospettiva, dove l'Eleganza appare come una splendida Dea, una favolosa “musa ispiratrice” delle sue stupende collezioni “metatemporali”.
Si tratta di un'impresa estremamente rivoluzionaria, che racchiude la scelta alquanto ardita, di voler prediligereuna visione “top-glamour”, raffinata, sofisticata, regale dell’esistenza, dove impera incontrastata la “Divina Beltade”, sacra icona in eterno divenire, intesa quale riflesso esteriore di una imperante nobiltà interiore, ricolma di profondi valori morali e spirituali.
In questa “vetrina delle meraviglie” Danny Wise orchestra un “modus vivendi et operandi” che egli stesso ha codificato, attraverso le sue fantastiche creazioni, in cui si riflette e si identifica, con la sua aristocratica essenza. Nel magico intreccio di “Arte” e “Vita”, ogni singola opera prende forma, si anima, respira il conturbante profumo delle emozioni e, per mirabile incanto, diventa un autentico capolavoro.
Soltanto a lui spetta l’insigne appellativo di “Imperatore di uno Stile Sovrano”, destinato ad incantare e a far sognare, con il suo “linguaggio iconico” solenne, aulico, leggiadro, cortese quella schiera elitaria, riconoscibile nei cultori e negli estimatori del “Bello” e del “Sublime”, come glorioso patrimonio artistico, destinato a sopravvivere allo scorrere del tempo e agli innumerevoli eventi della Storia.
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